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Commemorazione del Sindaco in occasione delle celebrazioni della Giornata della Memoria
“Nemmeno noi, che abbiamo visto, volevamo credere. Ho sperato per anni di riuscire a dimenticare: poi ho capito che sarebbe stato da colpevole, diventare complice. Così, ricordo”. Ora ricordo, anche se non comprendo, ricordo anche se quando ero lì ho cercato di convincermi che non fosse vero”.
Sono le parole pronunciate in un’intervista di alcuni anni fa resa dal soldato russo Yakov Vicenco, che all’età di 19 anni si trovò, tra i primi, ad entrare nel lager di Auschwitz il 27 gennaio del 1945. Nella sua testimonianza troviamo tutto il valore del significato della “Giornata della Memoria”, che il 27 gennaio di ogni anno, siamo chiamati a rievocare per non dimenticare gli orrori della Schoah della Seconda Guerra Mondiale.
E oggi che i protagonisti, le vittime superstiti di questo olocausto, ci stanno piano piano lasciando privandoci delle loro testimonianza dirette, ci è ancora più difficile comprendere la logica aberrante che ha sorretto questo periodo storico.
La nostra scuola che per prima attraverso i programmi e i docenti, ma anche i libri, la filmografia tematica, i reportage narrativi giornalistici, ripropongono alle nostre coscienze avvenimenti, persone, criminali e perseguitati, per sferzare e risvegliare i nostri pensieri, per formare le coscienze in un processo di rielaborazione personale che deve divenire memoria collettiva.
Coinvolgere voi ragazzi, per la costruzione di una memoria collettiva è compito imprescindibile da parte nostra, delle Associazioni Combattentistiche, che ringraziamo, soggetti attivi, perché la memoria soprattutto di questi avvenimenti, presuppone un’azione critica e partecipativa.
“Ragazzi, non vi stancate di conoscere la storia!”. Le leggi razziali, il confinamento in ghetti di un intero popolo ebraico, le deportazioni, i lavori forzati, i lager, i massacri e le camere a gas, la disumanizzazione della persona ridotta nel corpo e nello spirito come descrive Primo Levi nel suo “Se questo è un Uomo”.
Ne di dare il giusto significato alla terminologia che la definisce.
La shoah.
Il termine “shoah” veicola, nel lessico biblico, diversi significati legati all’idea di distruzione, una distruzione totale dell’essere umano, legata alla parola “Olocausto”, che invece traduce, sempre in termine biblico, un atto legato al sacrificio degli animali.
Ma il sacrificio biblico è un gesto lontanissimo con quanto è avvenuto nei campi di sterminio.
La liberazione dal nazifascismo che si è concretizzata con azioni belliche aveva come spinta propulsiva il dialogo internazionale coinvolgendo Nazioni diverse, che hanno voluto e saputo superare le differenze e gli ideologismi.
E questa unità è proseguita e ha permesso di scrivere la nostra Costituzione Italiana prima ed in seguito quella Europea, basate sui principi di libertà ed uguaglianza.
Principi calpestati dall’abominio del nazifascismo: per meditare su “ciò che è stato” e far si che non si ripetano gli errori del passato, l’indifferenza delle popolazioni libere di allora ed il negazionismo sostenuto da alcuni oggi, è fondamentale accendere la fiamma del ricordo e soprattutto grazie a voi ed ai vostri insegnanti, tenerla sempre viva.
Nel 2014 Papa Francesco di suo pugno scrisse una lettera all’amico rabbino di Buenos Aires, Abraham Skorka, presente a Roma: «Mai più l’orrore della Shoah,… mai più si ripetano tali orrori, che costituiscono una vergogna per l’umanità».
“L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo.
Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un modo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare”. Liliana Segre
Il Sindaco - Paola Roma
L'Amministrazione Comunale è lieta di invitare la cittadinanza ai due appuntamenti previsti in occasione della Giornata della Memoria.
Ore 10.30 - Palestra della Scuola Secondaria di Ponte di Piave, via N. Tommaseo 4
Interventi a cura delle classi quarte delle Scuole Primarie e delle classi terze della scuola secondaria di Ponte di Piave. Con la partecipazione delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma.
Ore 20.45 - Biblioteca di Ponte di Piave, via Verdi 1
Lettura di Pino Costalunga
Laura Lattes nasce a Venezia, a Malamocco più precisamente, nel 1893 da genitori di origine ebrea: Abramo Samuele Angelo Lattes e Elisa Segre. Angelo ed Elisa erano però nati e sempre vissuti in Italia. Erano italiani prima di essere ebrei. “Anch’io mi sentivo italiana prima di essere ebrea” racconta la Lattes.
Laura arriva a Vicenza nel 1900 e in questa città consegue il diploma magistrale. “Trovai tanti amici a Vicenza, amicizie che mi accompagnarono per tutta la vita. Fu la città dei miei giochi e dei miei studi. Vicenza fu la mia città”. Quando nel 1914, dopo aver conseguito la laurea in Letteratura Italiana a Firenze, prese a lavorare come insegnante. Dovette spostarsi spesso, passando da una città a un’altra, finché nel 1934 tornò a Vicenza. Aveva vinto la cattedra all’Istituto “Don Giuseppe Fogazzaro”. Purtroppo in quegli anni, uno strano vento aveva cominciato a soffiare in Italia, un vento fatto di stupidità umana, di odio e di ferocia: il vento del fascismo che produrrà di lì a pochi anni le tremende leggi razziali contro gli ebrei.
Nel 1938, infatti, Laura Lattes fu allontanata dall’insegnamento come tutti gli ebrei italiani a seguito delle leggi razziali e costretta a insegnare nella “scoletta ebraica” di Padova e Venezia ad allievi allontanati come lei dalle scuole di stato. “Erano prima di tutto italiani, come me, ma avevano la “colpa” di essere ebrei. Come me: la colpa di essere ebrea! Anche i libri di testo non potevano più portare la firma di autori di origine ebraica”.
Pino Costalunga ripercorrerà sia le vicende umane che letterarie di Laura Lattes, in particolar modo quelle del suo periodo di insegnamento, raccontando quindi un’epoca difficile e tremenda come fu quella del periodo fascista in Italia e delle leggi razziali e a questo racconto, spesso triste e doloroso, alternerà invece pagine della Lattes dalle “Storie di Mirella” dove la dolcezza della scrittura per l’infanzia farà invece da contraltare per la realizzazione di uno spettacolo denso e nello stesso tempo piacevole.