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I sommergibili della Grande Guerra

mar 17 feb 15


Non è stato per caso, né per dimenticanza, se nella precedente cronaca relativa alle nuove armi della Prima Guerra Mondiale, non sono stati menzionati i sommergibili; infatti il loro utilizzo merita una citazione particolare poiché fu in parte responsabile della successiva entrata in guerra degli Stati Uniti.
Il primo sommergibile fu realizzato già nel 1902 da  John P. Holland per la Marina Militare Britannica, e fu solo dopo il 1905 che anche le Germania inizio’ lo studio e la costruzione di questo “rivoluzionario tipo di vascello”, intuendone e concretizzandone le potenzialita’ belliche.  Bisogna però tener da conto che i sommergibili della Grande Guerra, al contrario di quelli a propulsione nucleare in uso ai giorni nostri, in grado di navigare immersi a grandi profondità per settimane o mesi interi, erano ancora un nuovo genere di arma, ma non particolarmente affidabile né potente. A differenza di quelli attuali potevano immergersi fino a un massimo di 70 metri di profondità, e solo per poche ore, perciò lo facevano esclusivamente in fase di avvicinamento al nemico o per sfuggire ai cacciatorpedinieri.
Nel 1913, i tedeschi realizzarono il primo “Unterseeboot” o “U-boot” (“nave sottomarina”) e all’inizio della Grande Guerra ne possedevano gia’ 30 unita’ pronte al combattimento. Sebbene anche il Regno Unito e la Francia nello stesso periodo ne possedessero rispettivamente 55 e 77, fu proprio la Germania a volerli impiegare subito ed esclusivamente per una caccia spietata ai navigli nemici, silurando, per quasi tutta la durata della Grande Guerra, qualsiasi natante. All’epoca, un po’ come avveniva con i codici d'onore di combattimento della neonata Aeronautica Militare, anche in Marina si era soliti bloccare in mare aperto, e avvertire dell’imminente siluramento, gli equipaggi di ogni singola nave presa di mira da un U-Boot. Solo dopo che l’equipaggio si fosse messo in salvo, utilizzando zattere e scialuppe, si sarebbero potuti lanciare i siluri! I tedeschi però, non solo “dimenticarono” quasi subito questo genere di “cortesia”, ma si misero a cacciare e a colpire anche le navi mercantili di Paesi neutrali ed estranei al conflitto, per paura che trasportassero segretamente armi e materiali bellici per le forze nemiche.
All’inizio del conflitto, una nave inseguita da un sommergibile provava solitamente a zig-zagare, nella speranza di evitare i siluri che all’epoca non erano in grado di seguire un bersaglio, ne’ possedevano alcun tipo di telecomando. Poi si tentarono di adottare delle reti metalliche agganciate alla chiglia delle navi, allo scopo di ingabbiare i siluri a sufficiente distanza di sicurezza, ma le conseguenze com’e logico supporre furono disastrose. Le cannoniere di bordo servivano a poco, una volta impegnate e registrate sul bersaglio di un sommergibile in fase di rapida immersione, le navi avevano il destino praticamente segnato. Solo gli inglesi impiegarono i propri sommergibili per dar la caccia ai sommergibili tedeschi, e realizzarono l’unica vera arma utilizzabile contro questa minaccia sommersa, ovvero le cariche o bombe di profondita’, che assieme alle mine galleggianti, furono sviluppate in versioni sempre piu’ efficaci e letali durante tutta la durata della Grande Guerra.
Nel 1915, la Germania, in guerra con la Gran Bretagna, aveva disposto un blocco navale attorno alle coste del paese nemico. Gli Stati Uniti all'epoca erano neutrali, pertanto continuavano ad avere come sempre scambi commerciali con la Gran Bretagna, attraverso i transatlantici di proprietà delle flotte mercantili di entrambi i paesi. Il “Lusitania” era un transatlantico britannico, ancorato nel porto di New York in attesa di salpare, mentre l'ambasciata tedesca faceva pubblicare a proprie spese un avviso sulla stampa statunitense per avvertire gli americani di non imbarcarsi su quella nave, poiché qualora questa avesse forzato il blocco navale sarebbe stata affondata.
L’avviso fu ignorato, ed il 7 maggio del 1915 un sottomarino tedesco U-20 lanciò un siluro contro il Lusitania mentre la nave, dopo aver forzato il blocco imposto dai tedeschi, si trovava al largo delle coste dell'Irlanda. A bordo ci fu una seconda esplosione non dettata dal siluro lanciato dall'U-20, dal che si suppone che il Lusitania trasportasse anche materiale di contrabbando, quali esplosivi o altro materiale potenzialmente esplosivo. Di fatto però il transatlantico, colpito alle macchine, colò a picco senza che fosse possibile fermare i motori e calare le scialuppe. Morirono 1.198 persone, delle quali 123 erano civili americani, e se ne salvarono solamente 751.
Nonostante ancora oggi rimangano irrisolti alcuni misteri collegati alla realtà sull'affondamento del Lusitania, questo evento fece rivolgere l'opinione pubblica americana contro la Germania, e fu uno dei fattori principali dell'entrata in guerra degli Stati Uniti a fianco degli alleati. Entrata in guerra che in realtà sarebbe avvenuta solo un anno e mezzo più tardi, quando la Germania ormai sull’orlo della rovina, dichiarò che i suoi U-Boot si sarebbero impegnati in una guerra sottomarina indiscriminata. 

sottomarino

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news pubblicata il mar 17 feb 15