Piazza Garibaldi 1 - Tel. +39 0422 858900
PEC protocollo.comune.pontedipiave.tv@pecveneto.it
mercoledì 6 febbraio ore 20.45 - biblioteca comunale
Benvenuti: approdi poetici
un incontro per approfondire la conoscenza della poesia di Arturo Benvenuti in occasione della mostra in corso presso la biblioteca di Ponte di Piave
relatore: Giampietro Fattorello
voce recitante: Arianna Capiotto
--- --- ---
Se, come afferma Andrea Zanzotto a proposito di un poeta “marino” quale Biagio Marin, “Tutti i poeti hanno una Ioro isoIa”, la definizione di poeta insulare calza alla perfezione per Arturo Benvenuti, che nell’isola di Lussino ha trovato la fonte della sua arte pittorica e poetica.
Con il Quarnero e il mondo carsico istro-dalmata Lussino costituisce infatti il centro pulsante dell'universo esistenziale e artistico che l’opitergino Benvenuti ha visceralmente fatto proprio grazie alla guida e alla “mediazione” di Marucci, la compagna fondamentale e insostituibile dell’uomo Arturo Benvenuti, ancor prima dell’artista. Il legame con colei che il poeta ha trasfigurato nell'elicriso, fiore simbolo della bellezza e della resistenza, e talmente simbiotico che l’amata diventa la massima incarnazione dell’isola di Lussino. L’amore per Lussino-Marucci è cosi forte che ciò che la donna amata e l’isola rappresentano è l’emblema della vita. Infatti, a dispetto dell'apparente aridità del Carso, il vincolo con la petrosità di questo universo, da attraversare e riattraversare a piedi nudi, induce in Benvenuti la persuasione che le pietre carsiche siano vita, anzi la vita stessa, in questo memore del “carsico” Scipio Slataper, con Marin uno dei suoi maestri.
Ma con ciò non si pensi di relegare il poeta e pittore opitergino-lussignano nell’ambito di un'arte idilliaca. Lussino non e riducibile a un locus amoenus, accogliente e protettivo dai pericoli della storia. Nella poesia carsica di Benvenuti vibra infatti un’ansia insoddisfatta che la sua psiche coglie e, al tempo stesso, riversa nei microcosmi carsici. Cosi, il profumo del calicanto “con vellutata violenza / dilaga, a ravvivare l’angoscia / di ciò che siamo / e di ciò che fummo” (Il calicanto, in Adriatiche rive, 1973). E', questa, una componente di irrequietezza che trova la sua completa manifestazione in un magnifico libro “beckettiano”, la raccolta poetica A meno che, dedicata al tema della ricerca di un linguaggio autentico e di un autentico modo di essere umani. Una irrequietezza a cui si oppongono l’amore per l'amata e la fede nella masiera, il tipico muro a secco carsico per il quale il poeta proclama: “Guardo alla masiera / come a una fede” (Masiera, in Jos, 1978). Pure, “inquarneritosi”, Benvenuti vede poi nel gabbiano non solo una presenza costante del paesaggio marino e insulare dell'arcipelago quarnerino, ma lo stesso essere poeta e artista, l’io che pur partecipe del proprio mondo riesce anche, spiccando il volo, a staccare l’ombra da terra, capace di significare il senso della terra e il senso dell’aria e, dunque, di guardare (e pensare ) oltre il proprio mondo. Ne è un segno anche la poesia civile e politica di Benvenuti che raggiunge l’apice in KZ — Poesie, libro complementare a K.Z. Disegni, che raccoglie i disegni degli internati nei lager nazisti.
È dunque un movimento non interrotto di attraversamenti carsici e voli di gabbiano ciò che anima il Benvenuti poeta (quanto il Benvenuti pittore, suo gemello) e che sgorga in uno stile limpido e cristallino, talora tambureggiante, espressivo di quella tensione all’autentico che Carlo Michelstaedter chiama “persuasione” e che Arturo ha praticato per tutta la vita... con e per Marucci, moderna riproposizione della donna—angelo stilnovistica.
(Giampietro Fattorello)