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Piave - Convegno di Sernaglia della Battaglia - 27 ottobre 2012

Sabato 27 ottobre 2012 a Sernaglia della Battaglia si è svolto un affollato convegno sul Piano Stralcio per la Sicurezza Idraulica.

Ho ritenuto opportuno fare un resoconto, seguito da un commento personale ad un convegno, che, pur esponendo informazioni in larga parte note agli esperti, ha fornito ulteriori elementi di chiarezza.

L'esigenza di un confronto sulle azioni da compiere viene posta anche dall'ultimo evento alluvionale dell'11/11/2012

Il convegno è stato aperto dal saluto del Sindaco Sonia Fregolent che ha richiamato l'Ordinanza Ministeriale n. 3906 del 13/11/2010 emanata a seguito degli eventi alluvionali del 2010 e la Delibera di Giunta Regionale n. 1643 dell'11/10/2011 con la quale si approvava il Piano delle Azioni e degli Interventi di Mitigazione del Rischio Idraulico Idrogeologico.

Con tale piano, secondo il Sindaco di Sernaglia, si mettono in discussione i contenuti del PSSI (Piano Stralcio di Sicurezza Idraulica) poiché si prevedono studi relativi al progetto della diga di Falze' di Piave.

Tale scelta, per ragioni tecniche, viene respinta dal Sindaco che si appella alla coerenza del PSSI, richiamando l'ordine del giorno dei Comuni della vallata contrari alla realizzazione della diga.

Il prof. Franco Cucchi, docente dell'Universita' di Trieste, introduce il convegno presentando i relatori.

L'ing. Antonio Rusconi dell' Universita' di Venezia ed ex Segretario dell' Autorita' di Bacino, espone le linee del PSSI che ha comportato un lavoro di ricerca di 15 anni il cui punto di partenza è stata la piena del 1966 che aveva provocato 14 rotte arginali allagando 177 mila ettari.

Il piano approvato il 29/01/2010, pur partendo dal Documento della Commissione Interministeriale De Marchi è stato aggiornato con studi relativi al periodo 1995/99 che fanno emergere una grande incertezza sulla ricostruzione dell'onda di piena 1966 che può portare a conclusioni diverse e contrastanti.

Con un idrogramma di progetto con una portata Nervesa di 4000 mc/sec, a Zenson di Piave la portata sopportabile è inferiore a 2500 mc al secondo.

Il piano prevede pertanto un invaso a Falze', casse di espansione lungo l'asta del fiume e ristrutturazione della sezione a valle.

Di tutti questi interventi vengono considerati i vari impatti ambientali e, in particolare a Falze', si rileva la forte permeabilita' del Montello che ne sconsiglia l'esecuzione.

Rilevati i diversi impatti ambientali tra la diga di Falze' e le casse si preferiscono le seconde.

Per le casse che non comportano problemi gestionali, sono state ipotizzate tre capacita' diverse.

1- 100.000 mc

2 - 70.000 mc

3 - 30.000 mc

Tali casse verrebbero distribuite lungo il corso del fiume: nelle grave di Ciano del Montello, nelle Grave di Papadopoli e a Ponte di Piave.

Quelle a Ponte di Piave sono indicate prioritarie.

Il numero di casse era addirittura di otto nella prima stesura, mentre nel piano definitivo si parla di casse ma non si dice dove.

L'ing. Rusconi conclude facendo presente che con l'alluvione 2010, il PSSI ha subito una variante prevedendo le casse a Ciano ma ribadisce, comunque, la non idoneieta' dello sbarramento di Falze', non condividendo percio', la logica della variante nata dall'emergenza.

Il prof. Luigi D'Alpaos nel suo intervento, esprime un'opinione profondamente diversa dall'ing. Rusconi, richiamando lo studio del prof. Ghetti che, per la piena del 1966, ipotizzava una traversa di Nervesa di 4850 m.c./sec.e non di 4000 m.c./sec.

Con tale portata gli argini di Ponte di Piave sarebbero sormontati con conseguenti esondazioni, come nel 1966.

Vanno ricordate le diverse rotte avvenute sulla destra e sulla sinistra del tratto del Piave presso Ponte di Piave, che hanno provocato 15.000 alluvionati, 1,600 senza tetto e 20 miliardi di lire di danni.

Nel riprendere i suggerimenti della Commissione Interministeriale De Marchi, il prof. D'Alpaos ritiene improponibile sia il rialzo degli argini sia l'uso dei serbatoi elettroirrigui.

La Commissione ritiene fondamentale la diga di Falze': con una prima ipotesi si prevedeva un invaso di 90 milioni di m.c. a quota 115 s.l.m., con tale invaso è possibile fronteggiare una piena riducendo la portata da 5.000 a 3.500 m.c. /sec.

Furono fatte indagini complementari per sostenere un invaso a luci fisse e da queste emersero pregi e limiti della soluzione di Falze'.

Le considerazioni del prof. D'Alpaos smontano tutte le criticita' enunciate, in quanto dopo 30 ore l'invaso sarebbe gia' vuoto.

Le casse previste dal PSSI avrebbero effetti modesti e sono dislocate in modo impreciso.

L'unica cassa con progetto preliminare è quella delle Grave di Papadopoli, dove sono previsti due metri di escavazione.

Il professore ripropone, pertanto, lo sbarramento di Falze' a quota inferiore di 109 s.ml, accoppiato alla Cassa di Ciano del Montello dove l'alveo è gia' compromesso dalle escavazioni.

Gli effetti di tali interventi produrrebbero una piena poco al disopra dei 3000 m.c./sec.

Conclude l'intervento indicando l'autonomia dei tecnici e l'esigenza di scelte concrete perche' la piena è dietro l'angolo.

Il prof. Paolo Forti dell' Universita' di Bologna, esperto di fenomeni carsici, ha descritto in modo puntuale la natura carsica del Montello dove non esistono paratie stagne, essendo costituito da conglomerato (ciottoli fluviali cementati)

Nel conglomerato il carsismo si diffonde facilmente con notevole velocita' e nel Montello dove ci sono circa 2000 doline e centinaia di chilometri di gallerie carsiche, questo fenomeno non deve essere sottovalutato.

Nel 1923 sono state censite 23 grotte ma ora se ne conoscono 96; alcune di queste di notevoli dimensioni. In queste grotte scorrono fiumi sotterranei: nel Montello c'è la terza grotta più grande del mondo: la "Busa del Castel Sotterra".

Il prof. Forti contesta pertanto la modellistica idraulica che non fa i conti con l'idrologia carsica: si tenga presente che la carta geologica degli anni 1980 dimostra che il Montello è una "spugna", pertanto l'acqua scende sotto il Montello attraverso le grotte come per esempio nella "Bus del Fun".

Mentre la spalla destra del Montello è stata indagata in misura adeguata non si può dire altrettanto di quella sinistra.

Non basta impermeabilizzare le spalle, la diga non si riempira' mai (a questo proposito vi è l'esempio di una diga in Iran rimasta vuota).

L'operazione "tappa buchi" comporta una fatica di Sisifo perchè la diga di Falze' è incompatibile con la natura carsica del Montello.

L'ing. Mariano Carraro, Segretario Regionale per la Difesa del Suolo ha esposto il cammino percorso con gli strumenti di pianificazione ed è convinto che una piena come quella del 1966, con una portata a Nervesa di 4800 m.c./sec. le esondazioni a Ponte di Piave e San Donà sono assicurate.

Le sue valutazioni sono quindi in piena sintonia con quelle del prof. D'Alpaos e ricorda che la sezione di Ponte di Piave consente il transito di 2500-2700 mc/sec.

Richiama gli interventi eseguiti lungo il Piave tra Fossalta ed Eraclea per aumentare la portata a valle.

Fa il quadro degli strumenti di pianificazione: PSSI, il PAI, il DRGV che prevede i piani di azione di interventi dopo l'alluvione del 2010.

Il PSSI prevede l'invaso di Falze' e le casse di espansione a Ciano del Montello.

Il Piano di Azione degli interventi riconsidera la diga di Falze' perche' presuppone una portata di 5000 mc/sec, con un tempo di ritorno (l'intervallo di tempo tra una piena e quella successiva) di cento anni.

Lo sbarramento di Falze' e le casse a Ciano sono quindi le scelte contenute nella delibera regionale del Piano degli Interventi.

Nel PAI si riprende la diga di Falze' ma nell'ordine del giorno della Regione Veneto del 23/03/2012 si boccia la diga.

Pertanto l'ing. Carraro conclude esprimendo l'esigenza di ulteriori indagini per realizzare la diga.

L'ing. Baruffi a nome dall'Autorita' di Bacino replica all'ing. Rusconi sostenendo che ha dimenticato un passaggio di conoscenze fondamentali e si pone l'interrogativo se il tratto terminale ha la portata di 200 oppure 300 m.c./sec.

Ben vengano le critiche dell'ing. Forti ma la risposta a questa domanda è punto di partenza fondamentale per decidere gli interventi.

Ricorda che in Provincia di Treviso il 19/10 c.a. è stata presentata la Direttiva Europea che prevede il Piano delle Alluvioni.

Conclude ritenendo questo convegno una pratica applicazione del percorso previsto dall'Europa.

L'ultimo relatore prof. Ezio Tonini interviene sulla gestione sostenibile delle emergenze alluvionali alla luce delle direttive europee.

In qualita' di Assessore all'Ambiente e dell'Assetto Idrogeologico ritengo doveroso fare alcune riflessioni.

La popolazione esposta a rischio di esondazione è oggi decisamente superiore rispetto al 1966 e le modificazioni profonde subite dall'alveo del Fiume Piave possono ridurre la portata dell'acqua transitabile a Ponte di Piave, con danni incalcolabili.

Il convegno ha confermato una fase di stallo, se non di inerzia, della Regione Veneto.

L'assenza dell'Assessore Regionale Maurizio Conte potrebbe essere letta come una volonta' di defilarsi a fronte di posizioni antitetiche quali quelle del Comitato del No alla Diga, dei Comuni interessati e del Comitato Imprenditori Piave 2000.

La Regione Veneto può sostenere che ha percorso diversi passaggi fondamentali di fronte alla legge (manca l' approvazione del PAI) ma non è stato fatto alcun intervento strutturale di efficacia evidente.

Il taglio degli alberi a valle e il raddrizzamento dei filoni non credo che produrranno effetti efficaci nel tempo, semmai c'è il rischio che alcuni di questi interventi aumentino la velocità di scorrimento utile per alcune aree, ma negativo per altri.

La manutenzione straordinaria deve essere attuata con interventi più incisivi e occore contestualmente verificare lo stato degli argini.

A questo proposito ritengo grave che 1.200.00 Euro previsti per pulizia del tratto di Ponte di Piave verso valle siano stati dirottati ad altri scopi.

Ricordo che la diga di Falze' aveva trovato, fin dagli anno 1970 nelle sedi istituzionali, un mio parere nettamente contrario perchè si trattava di un invaso permanente a quota troppo elevata.

Ora il progetto proposto dal prof. D'Alpaos è stato modificato sia come capacita' di invaso di 60.000 m.c. sia come quota e soprattutto viene previsto un invaso temporaneo che si svuota totalmente in 80 ore.

Per rispondere ai problemi posti dal carsismo del Montello, occorre garantire la sicurezza di entrambe le spalle perchè diversamente non si può trovare il consenso necessario.

Le Istituzioni preposte, in particolare la Regione Veneto dovrebbe istituire un tavolo di confronto permanente tra Comuni e Autorita' di Bacino.

Per fortuna c'è la Direttiva Europea a cui nessuna istituzione può sottrarsi, tanto più che il pericolo di catastrofe alluvionale è dietro l'angolo, chi governa non può avere la memoria corta.

Le comunita' rivierasche sono tenute a valutare e condividere costi e benefici di ogni intervento in un rapporto di solidarieta'.

Diversamente di fronte l'impotenza delle istituzioni, il Piave decide per tutti.

Il recente evento ha dimostrato che l'intervallo di tempo di propagazione si è di gran lunga ridotto con conseguente minor margine di tempo per l'evacuazione.

Negli ultimi 14 anni si sono verificate ben sei piene, con una media di una piena circa ogni due anni.

Questi sono i dati di cui amministratori e cittadinanza devono essere consapevoli.

Per ora siamo aggrappati alla speranza di gestire tali pericoli grazie a due elementi:
■ i sistemi di allerta che oggi sono molto più efficienti rispetto al 1966;

■ la Protezione Civile adeguatamente addestrata.


I piani di Protezione Civile consentono di salvaguardare le vite umane, ma i 2000 m.c./sec.d' acqua superiori alla portata transitabile a Ponte di Piave, inevitabilmente esonderebbero e i danni alle cose e all'ambiente sarebbero decisamente molto più alti dei costi relativi agli interventi di prevenzione non più procastinabili.

 

Il Vice Sindaco

Luciano De Bianchi